martedì, luglio 21, 2009

L'alpinista Massimo Ordiano in Cile


Il 22 luglio 1989 la Sezione di Gozzano del Club Alpino Italiano inaugurava la nuova sede di Villa Ranzini, concessa dal Comune in comodato d’uso fino al 2016. Nel pieno delle sue attività, il gruppo aveva lasciato il locali di via Dante, all’interno del palazzo d’Albertas; servivano spazi più ampi e quell’offerta era un’occasione imperdibile, seguirono anni di duro lavoro per la ristrutturazione dello stabile.
Oggi, a vent’anni dall’inaugurazione, i soci ricordano e festeggiano l’anniversario nei modi più differenti, in attesa dell’evento sociale.
Tra questi vi è Massimo Ordiano, alpinista quarant’enne di Cavallirio, socio del Cai gozzanese da ormai vent’anni. Sportivo eclettico, egli si avvicinò alla montagna per la curiosità di scoprire ed esplorare gli ambienti d’alta quota, ma anche se stesso. Ha alle sue spalle moltissime vette italiane, così come parecchie spedizioni gestite in autonomia nel sud America ed altrettante imponenti vette scalate.




Ora Massimo sta concludendo il suo ultimo viaggio in Cile. Sabato 20 giugno è atterrato infatti a Buenos Aires senza un itinerario preciso, ma una gran voglia di riprovare emozioni vere. Dopo due ore di volo è quindi arrivato a Salta. Nelle prime ore della mattina di domenica 21 è poi ripartito in autobus per San Pedro De Atacama, in Cile, raggiungendolo in nove ore di viaggio.
Qui Massimo ha incontrato l’amica Costanza Ceruti, antropologa di montagna che nel 1999 scoprì ai 6.739 metri di quota del vulcano Llullaillaco tre corpi congelati di bambini Incas sacrificati agli dei. Fu lei ad aprire qui il sito archeologico più alto del mondo.
Con lei il socio del Cai gozzanese lunedì 22 giugno ha visitato alcune rovine della civiltà Atacamena, per poi trasferirsi in autostop verso altre rovine Inca in mezzo alle montagne. Qui i due alpinisti hanno fatto degli importanti rilievi ed hanno tracciato la mappa del luogo.
Poi di Massimo non si seppe più nulla fino a domenica 5 luglio quando, dopo otto giorni trascorsi nei luoghi più isolati della Terra, egli riesce a mettersi in contatto di nuovo con i suoi amici rimasti in Italia. In quest’occasione ha quindi raccontato: “Giovedì 2 luglio, con tre compagni conosciuti qui, un italiano e due argentini, ho effettuato la prima ascensione italiana e prima invernale del Cerro Esperanza, di 5.525 metri di quota, e del Cerro Galan di 5.778 metri. Abbiamo anche effettuato per primi i rilevamenti delle quote delle vette con sistema satellitare.
In vetta ho fatto poi le foto di rito con il gagliardetto del comune di Cavallirio. Quando ho quindi estratto dalla tasca lo stendardo del Cai Gozzano, il forte vento me lo ha strappato dalle mani. Ora il logo gozzanese giace tra i ghiacci a quasi seimila metri
”.
Complimenti a Massimo per la sua tenacia e continua voglia di scoprire, mettendo a disposizione della ricerca antropologica le sue abilità alpinistiche.
Il Cai Gozzano lo attende in patria per una bella serata di diapositive.

Testo di Stefano Frattini

2 commenti:

Anonimo ha detto...

COME LA STAMPA TRASFORMA IL BANALE IN SPECIALE.OVVERO UN TURISTA TRASFORMATO IN ALPINISTA SOLO PERCHE' AMICO DEL CRONISTA. SCANDALOSO

Anonimo ha detto...

CARO ANONIMO, COSA LA SPINGE A COMMENTARE COSI DURAMENTE?, GELOSIA, FRUSTRAZIONE?,CHE ALTRO?, AVREI PIACERE DI FARMI UNA BELLA CHIACCHERATA CON LA S.V. E ILLUSTRARLE TUTTO QUELLO CHE E' DELLA MIA VITA ALPINISTICA E QUELLA DI VIAGGIATORE, QUINDI , NELAL SUA DEFINIZIONE DI TURISTA AVRESTE DOVUTO AGGIUNGERCI ANCHE QUELLA "ALPINISTA" IN QUANTO, TITOLO GUADAGNATO MERITARAMENTE, LEI INVECE?, CHI O COSA E'?,CON QUALE DIRITTO SI PERMETTE DI SCRIVERE TALI OFFESE? ESCA DALL'ANONIMATO E DIA UN NOME ALL'AUTORE DEL COMMENTO.
CORDIALMENTE
MASSIMO