lunedì, agosto 08, 2011

Un Paese a Sei Corde 2011 - Beppe Gambetta e Tony McManus a Paruzzaro


La “Settimana delle Stelle” di Un Paese a Sei Corde prosegue con un concerto eccezionale, in una ambientazione eccezionale, con due artisti che riescono sempre a sorprendere per la tecnica, l’inventiva, il gusto straordinario della loro musica.
Siamo lieti e orgogliosi di presentare Beppe Gambetta e Tony McManus.
Difficile condensare in poche righe due talenti del loro calibro, in grado di regalare uno spettacolo unico per energia e coinvolgimento. Una collaborazione che dura da anni e che ha dato frutti straordinari. Meglio apprezzarli direttamente in concerto, dal vivo, mercoledì 10 Agosto presso la Concessionaria Autoarona (Via Borgomanero, 46/b) a Paruzzaro (NO) nel corso della rassegna Un Paese a Sei Corde.
La collaborazione con AutoArona ci permette di usufruire di uno spazio architettonicamente molto interessante che ci consentirà, grazie al tetto vetrato, di poter osservare le stelle cadenti della notte di San Lorenzo ascoltando le formidabili note di due tra i massimi chitarristi acustici al mondo.
CHI


Beppe Gambetta ha fatto del vagabondaggio un’arte, componendo il suo personale mosaico di suoni e sapori. In giovanile pellegrinaggio lungo le mitiche “blue highways” della profonda America cantate da Woody Guthrie, quel giovane chitarrista genovese sulle tracce del country e del bluegrass ne ha macinata, è proprio il caso di dirlo, di strada. Virtuoso dello stile “flatpicking” consacrato, ormai, a livello internazionale, autore di dieci dischi, quattro libri didattici, tre video e un DVD, Gambetta è oggi considerato dagli stessi maestri americani un loro pari, degno continuatore di una tradizione musicale sempre viva e rinnovantesi. Di casa negli States (e ormai solo per pochi mesi all’anno nella sua Genova), una fama consolidata grazie alle numerose tournées, alle partecipazioni ai più prestigiosi festival, dal Walnut Valley Festival di Winfield in Kansas al Merlefest di Wilkesboro in North Carolina, da quello di Chico in California ai Festivals canadesi di Edmonton e Winnipeg, e all’attività didattica nell’ambito di seguitissimi workshop – uno su tutti: lo Steve Kaufman Flatpicking Camp di Maryville nel Tennessee -, Gambetta nel corso della sua carriera ha avuto l’opportunità di suonare con i più grandi artisti della scena folk internazionale, quali, per citarne alcuni, Doc Watson, Tony Trischka, Gene Parsons, Norman Blake, David Grisman. E, naturalmente, Dan Crary, Tony McManus e Don Ross, membri insieme a Beppe dei Men of Steel, il fantastico quartetto chitarristico che più cosmopolita non si può - Usa, Scozia, Canada, Italia sono infatti le nazioni di provenienza di questi “fab four” delle sei corde – e che ha ottenuto unanimi consensi di pubblico e critica in tutto il mondo. In un mondo dominato dalle logiche del mercato e in cui a imperversare è la musica “plastificata”, tutta glamour e look, così fashion e trendy (ma chi parla male, parafrasando qualcuno, ascolta male), Gambetta propone la sua musica, intimamente sentita e vissuta, fatta di emozioni, immediatezza comunicativa, ricerca timbrica, sobrietà. Una musica ispirata, ma quasi pudica nello svelare sino in fondo i più riposti moti dell’animo, refrattaria a quella ostentazione virtuosistica fine a se stesse che costituisce una tentazione in costante agguato a tali livelli di eccellenza tecnica: ad altri, non a lui, meticoloso artigiano dei sentimenti, i funambolici esercizi “a miracolo mostrare”. L’America nel cuore, le radici tra il sole e gli ulivi del Mediterraneo, è con estrema naturalezza che Gambetta riesce a saldare le sponde dei due continenti, creando, alla faccia di quell’oceano frapposto lì in mezzo, una “koiné” musicale in cui country e tradizione ligure, canti dell’emigrazione e ballate popolari, mandolini e chitarre-arpa non solo coesistono ma vanno a interagire, intrecciando un fitto dialogo ignaro di ogni rigida (e supponente) classificazione. Musica popolare in cammino, fiera del suo passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, capace di parlare al nostro presente perché radicata nella storia di generazioni di uomini e donne così diversi e così uguali a noi. Musica girovaga, insofferente di frontiere e passaporti, esclusioni e ossessioni. Musica vitale, appassionata, sobria.


John Renbourn ha definito Tony McManus “Il miglior chitarrista celtico del mondo”. In poco più di dieci anni da musicista professionista (è nato nel 1965) si è fatto conoscere in tutto il mondo come chitarrista di primo piano nella Musica Celtica. Autodidatta sin dai primi passi, prima di tutto grazie all’ascolto della collezione di dischi di famiglia, McManus abbandona gli studi intorno ai vent’anni per dedicarsi a tempo pieno alla musica. La scena delle session di Glasgow e Edinburgo fa da sfondo ai primi concerti in Scozia, mentre una registrazione di studio per la radio della BBC, frequentemente riproposta, comincerà a far girare la voce delle sue qualità. Col convinto supporto dell’etichetta Greentrax, McManus si fa conoscere coi primi due album, quello intitolato "Tony McManus" del 1996, e "Pourquoi Quebec" del 1999, ben oltre i confini scozzesi. Ma è con la registrazione di "Ceol More" nel 2002 che la statura di Tony come musicista di prima classe raggiunge un nuovo e più elevato livello. Dopo aver ascoltato il suo lavoro di studio in vari album di altri artisti, la Compass Record di Nashville (USA) pubblica nell’America del Nord “Ceol More”, accolto da una critica entusiastica, che puntualizza la qualità della musica dall’inno ebraico “Shalom Aleichem” all’ingegnoso arrangiamento del brano di Charles Mingus “Goodbye Pork Pie Hat”. Nominato ‘Musicista dell’anno’ sia nei BBC Folk Awards che nei Scottish Traditonal Music awards, nel 2002 “Ceol More” viene premiato come ‘Album dell’anno per la critica’ dalla rivista Acoustic Guitar, aggiudicandosi poi il “Live Ireland Awards” anche qui come disco dell’anno. In un tempo relativamente breve la musica di Tony è arrivata a definire un nuovo ruolo per la chitarra nella musica celtica, facendone uno dei più importanti rappresentanti di musica celtica nel mondo chitarristico, con regolari apparizioni a eventi specifici per detto strumento in contesti dove solo qualche anno fa non ci si sarebbe mai immaginati di ascoltare jigs e reels. Invitato annualmente al Chet Atkins Festival di Nashville, ha partecipato al festival chitarristico di Soave, Pescantina e a Pella, in Italia; Frankston, in Australia; Issoudun, in Francia; Kirkmichael, in Scozia; Bath e Kent, in Inghilterra; Bochum e Osnabruck, in Germania. Ha poi insegnato in cinque Steve Kaufman’s Acoustic Kamps a Maryville, nel Tennessee. Di recente ha partecipato alla famosa “All Star Guitar Night” al Ryman Auditorium di Nashville, in compagnia di artisti come Steve Morse, Bryan Sutton, Muriel Anderson, Béla Fleck e Victor Wooten, capitanati dal leggendario Les Paul. Negli ultimi anni si è dedicato pure alla produzione: lo stupefacente “Thunderstruck” di Gordon Duncan e il riflessivo “Suil air Ais” di Cathy-Ann Macphee (entrambi per la Greentrax) hanno ottenuto grandi riconoscimenti per le idee a livello di arrangiamenti e il suo sottile tocco. Ovunque venga chiamato, Tony sa portare una carica emotiva e di immaginazione che permettono agli artisti di brillare. Sul palco, in sala di registrazione o dietro un banco di regia, Tony McManus porta con sé un profondo rispetto per la musica tradizionale. Ovunque lo porti il suo viaggio, possiamo stare sicuri che si tratterà di un percorso affascinante.

DOVE
Al limite del Vergante in direzione del basso Novarese sorge l'abitato di Paruzzaro. Il paese, cinto ancora da una fascia boschiva, gravita attorno alla Chiesa di S. Siro posta sopra un'altura al centro del vecchio nucleo abitato. Che ancora oggi conserva buona parte dell'antica conformazione. Tra le antiche vestigia presenti vi è la torre campanaria eretta tra il 1150 e il 1175 alla quale è accostata la Chiesa di S. Siro, compatrono del paese con S. Marcello papa a cui è dedicata l'antica parrocchiale, il più antico monumento del paese. Nella regione detta "Piana", posta al centro del paese si erge la chiesa dedicata a S. Rocco. Poco discosto dal paese vi sono le frazioni di S. Eufemia, di Borgoagnello e di S.Grato detta "le cascine", dove si trova la cinquecentesca chiesetta dedicata a S. Grato Vescovo.

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