mercoledì, giugno 11, 2008

Dicono di Noi - Süddeutsche Zeitung Magazin


Spesso nel mondo si parla del Lago d'Orta ma, anche solo per problemi di lingua, è un problema comprendere cosa dicono e cosa pensano di noi all'estero. Fortunatamente in questo caso un nostro lettore ci ha inviato l'articolo con tanto di traduzione dal tedesco. Si tratta di un articolo del Süddeutsche Zeitung Magazin, uno dei quotidiani tedeschi più diffusi, scritto da Philip Reichardt dopo un educational sulle sponde del Lago d'Orta. Il pezzo ha avuto grande risalto con ben due pagine dedicategli e vi si descrivono i pregi del lago e si possono trovare buoni spunti di riflessione per una maggiore valorizzazione del turismo in zona.

Nel seguito la traduzione integrale dell'articolo.

C’è pure il Maestro**. E’ arrivato solamente ieri ma è già stato coinvolto dalla strana inquietudine che domina gli indigeni. Ci incontriamo sulla terrazza del San Rocco, uno degli Hotel più belli del Lago. Il sole del primo pomeriggio picchia forte sull’ombrellone bianco di tela che ripara i due calici gelati ripieni di vino bianco del Piemonte posati davanti a noi, con lo sfondo dell’incomparabile idillio del lago. L’incontro è stato organizzato dalla Dottoressa. In albergo tutti la chiamano “la Dottoressa”. E’ la responsabile del marketing. Mi aveva detto: “Il Maestro avrebbe piacere di conoscerLa.” Certo, perché no? "Ma - mi aveva consigliato - stia attento a chiamarlo sempre Maestro! Sa, lui ci tiene tanto!”
Gli ho chiesto del suo lavoro, mi ha mostrato una raccolta delle sue opere, e ha aggiunto che al momento si è concesso una pausa e si trattiene qui al nord con un gruppo ciclistico. Di Rotariani. Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che sembra un miracolo che un posto così bello sia ancora così poco conosciuto e su quanto ambedue apprezziamo questa incomparabile pace. Sorseggiamo il vino e contempliamo il lago e la piccola isola con il convento francescano. Luigi, il cameriere, viene verso di noi e ci dice che "D’inverno, con il vento favorevole, si può sentire cantar messa." Restiamo in silenzio per un po', poi ci domanda: “Loro, per caso, avrebbero qualche idea?”. A tutta prima non capisco a cosa si riferisca. In effetti vorrebbe dire: cosa si può fare per aiutare un posto come questo, per farlo conoscere, per costruirgli un’immagine. Insomma, per trovare argomenti per venderlo. Anche lui. Anche la Dottoressa me ne ha parlato, anche Luigi, anche Jenni, che lavora all’Ufficio Turistico, quasi tutti quelli che vivono e campano di e sul Lago d’Orta, più o meno dicono: qui deve succedere qualcosa, non si può andare avanti così, con il silenzio, la quiete, l’idillio.
Forse lo sguardo si stanca di tanta bellezza quando se ne è circondati da ogni lato e il silenzio diventa insopportabile se non ha mai fine. E sorprende che tutti pensino continuamente e solamente allo sfruttamento della zona in senso turistico, e non alla straordinaria fortuna di avere, senza alcuno sforzo, un Lago che è un gioiello, raro come pochi perfino in Italia.
A poco più di un’ora a Nord di Milano, circondato da dolci colline e sovrastato da presso dalle montagne. Con un isola piccola e bella al centro, dove la Via del Silenzio si snoda intorno al monastero. Piccole imbarcazioni in legno fanno avanti e indietro tra l’isola e Orta, e portano anche a Pella, sulla sponda opposta. Si parte da Piazza Motta quando la barca è al completo e il Comandante ha finito la sigaretta. Lì sulla piazza ci sono due Caffè, una gelateria, un’enoteca e un hotel arredato con elementi di design. Salendo ci si inerpica verso il Sacro Monte, con le sue 21 cappelle, con statue e affreschi che narrano la storia di San Francesco d’Assisi.
E’ evidente che la sera prima il Maestro era rimasto molto colpito: stava al centro di una grande tavolata, circondato da Signore e Signori ospiti che, premurosi e attentissimi, mantenevano un rigoroso silenzio quando lui parlava, e osavano aprire bocca solo occasionalmente. Solo così si può comprendere la sua inquietudine. Ciò che rimane inspiegabile è questa tensione a voler pubblicizzare l’idillio mediante campagne di immagine, a realizzare nuove e migliori costruzioni per adeguarsi alle esigenze di ipotetici facoltosi clienti, questa forma mentis tipica degli abitanti del Lago d'Orta, sicuramente dovuta alla posizione geografica del loro territorio. Infatti per spiegare dove si trova il Lago d’Orta non ci si può esimere dal nominare un lago che si trova più a Est, ed è molto, molto più grande e soprattutto molto, molto più famoso: il Lago Maggiore. Accade perciò che il Lago d’Orta, come i figli di genitori illustri, anche se adulto, faccia fatica ad essere percepito come tale e ad uscire dall’ombra del padre. E si tenta con i mezzi più strani di sottrarlo a questa condizione di sudditanza, senza considerarne i veri punti di forza.
Come potrebbero andare le cose ce lo dimostra D. Possiede una casa all’estremità meridionale del lago dove vive con la moglie L., con un grande terreno signorile lungo il lago, che non è diviso dalle altre proprietà con recinzioni, in modo che il tutto sembri più che un giardino, un parco. Affittano stanze. Hanno ereditato la casa e l'hanno lasciata così com’era, compreso il vecchio mobilio, i letti antichi, i tavoli con le tovaglie e i catini.
L. prepara la colazione che viene servita in cucina dove si fa il caffé sulla vecchia cucina a legna.
“La cosa più bella è a Gennaio o Febbraio - dice D. - quando si può stare sulla riva del lago senza sentire un solo rumore prodotto dall’uomo."
Allora il lago deve essere un vero paradiso.
Quando lo racconto al Maestro, questi annuisce lentamente. Nel frattempo scopro che lui è sorpreso quanto me dal nostro inatteso incontro: l’idea non era stata sua, ma, ovviamente della Dottoressa. Forse pensava che nella storia del lago sul quale si trova l’albergo per cui lavora, ci stesse bene anche un Maestro di Roma che ha proprio l’aspetto del Maestro, che ha esposto a Zurigo e a Monaco e che ha fatto il manifesto per il Giro d’Italia.
“Meglio – mi dice - se di questo bel posto ne parliamo solo agli amici.”
Non rispondo e ordino a Luigi ancora del vino per noi due.


PHILIP REICHARDT
Da "Süddeutsche Zeitung Magazin" del 26/10/2007


**Il "Maestro" è Antonio Tamburro

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero che qualcuno legga con attenzione questo articolo, anche coloro che si occupano di politiche del turismo qui sul Lago e a Torino. E che qualcuno mi spieghi chi sta facendo qualcosa di serio per il nostro territorio. Quanto a noi laghicoli ho la sensazione che stiamo facendo di tutto per allontanare il vero turista, quello che se ne frega dei "testimonial" siano veline o pseudo-veggenti (che vergogna!) e degli appuntamenti "strillati" come "di alto livello" o "di prestigio". Ma fino a quando le politiche promozionali saranno gestite così, abbiamo poche speranze. Vogliamo piantarla di tirarcela inseguendo un turismo che non solo non arricchisce nessuno ma anzi danneggia il territorio? Perché non cerchiamo di avvicinare il turista intelligente con un'offerta intelligente? Non saremmo secondi a nessuno in questo campo.