Settimana scorsa a San Maurizio si è festeggiato un compleanno speciale. A spegnere 80 candeline è stato Alberto Giacomini, una persona che ha portato il nome di questo piccolo paese cusiano nei quattro angoli del mondo. Molti lo conoscono come il proprietario di una grande azienda ma, per chi ha avuto modo di parlare con lui anche una sola volta, è qualcosa di più. Una persona semplice e umile che ha realmente creato un impero con volontà, lavoro duro in fabbrica e tante tante idee innovative.
Proprio per questo ha voluto festeggiare in fabbrica questo giorno speciale con moglie e figli ma anche con tutti gli operai che lo hanno aiutato a portare il suo nome in tutto il mondo.
Qualche nota nel seguito.
Ha compiuto 80 anni celebrato dalla folla dei suoi operai. Alberto Giacomini, storico fondatore dell'omonima azienda che sorge sulle sponde del Lago d'Orta, ha voluto festeggiare in fabbrica questo importante traguardo.
La sua azienda, nata nel lontano 1951 come piccola realtà artigiana, è una di quelle che, anche in tempi di crisi, tengono alto il nome del belpaese. All'interno dei 130.000 metri quadrati dei 3 stabilimenti di San Maurizio d'Opaglio, Sazza e Castelnuovo del Garda vengono lavorate ogni giorno circa 100 tonnellate di ottone che, trasformate in rubinetti, partono poi verso 100 paesi diversi, Cina compresa. Oggi Giacomini spa esporta l'80% della produzione, cifra record considerato il momento difficile dell'economia, ed è per questa ragione che il governo italiano, nelle scorse settimane, ha invitato l'azienda al vertice ASEM (Asian European Meeting) di Pechino, appuntamento strategico in campo economico.
Con i suoi 175 milioni di euro di fatturato e gli oltre 800 dipendenti, l'azienda piemontese è l'esempio virtuoso di come il Made in Italy possa funzionare anche in settori diversi da quelli che storicamente contraddistinguono l'Italia, vale a dire “Food, Fashion & Furniture” ovvero cibo, moda e arredamento.
Ed è il classico esempio di come, a volte, bastino cuore e cervello per costruire una grande storia. Di fatto Giacomini s.p.a, nata quasi per caso,in un magazzino di 1.500 metri quadrati, oggi è un pezzo di storia per il territorio. Merito certo del fondatore Alberto, ma anche dei suoi operai che hanno contributo a rendere grande il nome dell'azienda. È lui stesso a riconoscerlo: “Sono commosso per la festa che mi hanno regalato – dice l'imprenditore – oggi più che mai occorre veramente essere tutti uniti. Sono anch'io uno di loro. Sono cavaliere del lavoro e ho fatto la quinta elementare. Mi hanno fatto ingegnere honoris causa 25 anni fa a New York perché ho creato un brevetto speciale per i grattacieli. Ma non ho mai voluto che mi chiamassero ingegnere o cavaliere. Io faccio parte di questa gente, sono nato come loro e a 12 anni ero già in fabbrica”. Nel ripercorrere il passato, Alberto Giacomini non nasconde la propria commozione. Poi pensa al presente, ai figli Elena, Corrado e Andrea chiamati a portare avanti l'opera del fondatore: “Sono loro la mia forza, assieme a tutti i miei operai”. E sul futuro: “A che serve fare previsioni? Ogni impresa è un piccolo mondo, la forza sta nella persona, ma non nella persona da scrivania, quella da 110 e lode che si vergogna di andare in fabbrica. La fabbrica bisogna conoscerla a 360 gradi, perché abbia un futuro. Qui oggi, alla mia festa di compleanno, c'erano tutti, avete visto? Che cosa posso desiderare di più? Mi sono commosso, una festa così non me l'aspettavo”. Il messaggio è forte e chiaro, e allora ad un uomo così non resta che augurare altri 80 di questi anni. “Sono un po troppi – dice ridendo - comunque nella mia vita non ho mai messo limiti alla provvidenza. È questo il mio segreto”.
La sua azienda, nata nel lontano 1951 come piccola realtà artigiana, è una di quelle che, anche in tempi di crisi, tengono alto il nome del belpaese. All'interno dei 130.000 metri quadrati dei 3 stabilimenti di San Maurizio d'Opaglio, Sazza e Castelnuovo del Garda vengono lavorate ogni giorno circa 100 tonnellate di ottone che, trasformate in rubinetti, partono poi verso 100 paesi diversi, Cina compresa. Oggi Giacomini spa esporta l'80% della produzione, cifra record considerato il momento difficile dell'economia, ed è per questa ragione che il governo italiano, nelle scorse settimane, ha invitato l'azienda al vertice ASEM (Asian European Meeting) di Pechino, appuntamento strategico in campo economico.
Con i suoi 175 milioni di euro di fatturato e gli oltre 800 dipendenti, l'azienda piemontese è l'esempio virtuoso di come il Made in Italy possa funzionare anche in settori diversi da quelli che storicamente contraddistinguono l'Italia, vale a dire “Food, Fashion & Furniture” ovvero cibo, moda e arredamento.
Ed è il classico esempio di come, a volte, bastino cuore e cervello per costruire una grande storia. Di fatto Giacomini s.p.a, nata quasi per caso,in un magazzino di 1.500 metri quadrati, oggi è un pezzo di storia per il territorio. Merito certo del fondatore Alberto, ma anche dei suoi operai che hanno contributo a rendere grande il nome dell'azienda. È lui stesso a riconoscerlo: “Sono commosso per la festa che mi hanno regalato – dice l'imprenditore – oggi più che mai occorre veramente essere tutti uniti. Sono anch'io uno di loro. Sono cavaliere del lavoro e ho fatto la quinta elementare. Mi hanno fatto ingegnere honoris causa 25 anni fa a New York perché ho creato un brevetto speciale per i grattacieli. Ma non ho mai voluto che mi chiamassero ingegnere o cavaliere. Io faccio parte di questa gente, sono nato come loro e a 12 anni ero già in fabbrica”. Nel ripercorrere il passato, Alberto Giacomini non nasconde la propria commozione. Poi pensa al presente, ai figli Elena, Corrado e Andrea chiamati a portare avanti l'opera del fondatore: “Sono loro la mia forza, assieme a tutti i miei operai”. E sul futuro: “A che serve fare previsioni? Ogni impresa è un piccolo mondo, la forza sta nella persona, ma non nella persona da scrivania, quella da 110 e lode che si vergogna di andare in fabbrica. La fabbrica bisogna conoscerla a 360 gradi, perché abbia un futuro. Qui oggi, alla mia festa di compleanno, c'erano tutti, avete visto? Che cosa posso desiderare di più? Mi sono commosso, una festa così non me l'aspettavo”. Il messaggio è forte e chiaro, e allora ad un uomo così non resta che augurare altri 80 di questi anni. “Sono un po troppi – dice ridendo - comunque nella mia vita non ho mai messo limiti alla provvidenza. È questo il mio segreto”.