venerdì, luglio 28, 2017

Omaggio a Syd Barrett a Pella


Sabato 29 luglio - ore 21.00 - PELLA - Piazza Motta
Concerto in coproduzione con AMENOBLUES.
OMAGGIO A SYD BARRETT


Paolo Giordano (chitarre) & Silly Crime (Aldo Leandro, batteria - Simona Capozucco, voce - Walter Robuffo, bassoelettrico / contrabasso - Angelo Trabucco, piano / tastiere).
Il progetto si snoda attraverso la narrazione musical-letteraria della vita e dell'arte di uno degli ultimi, veri “maledetti”, chitarrista, cantante, mente e poi convitato di pietra del grande mito popolare della band inglese dei Pink Floyd.


La rassegna Un Paese a Sei Corde viene realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’edizione 2017 del bando “Performing Arts" e con i contributi della Fondazione CRT e di Banca Popolare di Novara.

OMAGGIO A SYD BARRETT - PAOLO GIORDANO & SILLY CRIME
Quando Syd Barrett esce dai Pink Floyd, l'iconografia classica vuole che l'uomo sia completamente a pezzi, ebbro di tutto il pillolame e gli acidi che il beat londinese può offrire, incapace persino di esprimere due accordi in sequenza o di esprimersi in modo coerente.
Artista dalla curiosità quasi carrolliana, cerca la chiave delle cose senza calcoli, lanciandosi a capofitto nella sperimentazione di sé. E' questa la psichedelia, signori, non c'è limite ai colori ed è così che il caleidoscopio ha un senso. Però Syd ci resta sotto, ed i suoi compagni dei Floyd invece no.
Quando Barrett resta da solo, la Emi gli mette a disposizione un produttore, un numero consistente di ore di studio nella mitica sala B di Abbey Road e vengono chiamati persino i Soft Machine a fargli da spalla nelle sovraincisioni.


Quando Paolo decise di realizzare questo disco, fu subito implicita l'impossibilità di dedicarsi all'opera solista di Barrett con le modalità tipiche di chi realizza delle cover songs. In moltissimi dei brani scelti per questo album infatti (tratti soprattutto dai due dischi solisti The Madcap Laughs e Syd Barrett, singoli storici come See Emily Play ed Arnold Layne a parte), la stesura arrangiativa originale non poteva essere presa in considerazione neanche come punto di partenza, viste le sue caratteristiche e tutti i problemi che a suo tempo avevano accompagnato la registrazione delle canzoni del suo periodo postband. L’intenzione principale è stata fin dall'inizio quella di mettere in rilievo il talento del Syd compositore e poeta, nient'altro.
L’esplicito accantonamento delle improvvisazioni che negli originali si alternano al nucleo di ogni brano o la loro radicale rivisitazione dunque va letta come il tentativo di rileggere solo le parti essenziali e meno soggette all'usura del tempo dell'opera di Barrett. L'artista ha certamente dato un contributo non indifferente al movimento psichedelico della fine dei sessanta, e ci sono molti musicisti che nelle loro rivisitazioni si sono resi interpreti di questo specifico aspetto. Proprio per questo non è sembrato che un approccio purista al suo lavoro potesse aggiungere alcunché e così la rilettura va in una direzione diversa. Concentrata sui temi di questo personaggio straordinario, e senza timore di scivolare nell'iconoclastia, Paolo
ha "giocato" con le sue melodie e le sue sequenze armoniche abbastanza liberamente, con quello spirito sperimentale tipico dell’epoca in cui questi pezzi furono scritti e prodotti.
E’ ovvio che con tutte le imperfezioni tecniche che ci sono i dischi di Syd sono inarrivabili e la loro magia è unica. Proprio per questo però guardare alle cose di Syd in modo aperto porta a scoprire alcune nuances delle sue composizioni con l'emozione di chi ascolta queste canzoni per la prima volta.
Il progetto si snoda attraverso la narrazione musical-letteraria della vita e dell'arte di uno degli ultimi, veri “maledetti”, chitarrista, cantante, mente e poi convitato di pietra del grande mito popolare della band inglese dei Pink Floyd.
Nell'estate del 2006 è infatti venuto a mancare a Cambridge in Inghilterra, dopo decenni di reclusione volontaria, il fondatore e primo sacerdote della band, Roger Keith Barrett, a tutti noto come Syd.
Personaggio carismatico ed estremo, Barrett, dopo aver portato la band al successo con i primi singoli Arnold Layne e See Emily Play, diede avvio al fenomeno della psichedelia con “The Piper at the Gates of Dawn”, primo album della band i cui brani Interstellar Overdrive e Astronomy Domine sono veri e propri manifesti del rock caleidoscopico dell'epoca.
Autore di tutte le canzoni del primo lavoro salvo la meno nobile, chitarrista, cantante, persino grafico del disco, Syd purtroppo si fa ben presto travolgere dalla pressione, lascia che le droghe prendano il sopravvento e scompare con la rapidità di una stupefacente meteora, lasciando i compagni di strada alla loro leggenda ancora da scrivere.
Prova in seguito a rientrare nel '69 e l'anno successivo con due album che non hanno fortuna - anche per via delle condizioni di salute in cui Syd si trova al momento della loro realizzazione – ma che contengono fantastiche gemme nascoste in arrangiamenti sbrigativi e poco curati.
Poi più niente, e, dopo le necessarie cure, una vita dedicata alla pittura nel silenzio della sua villetta ai bordi di Cambridge.
La lettura critica e la rivisitazione entusiastica dei suoi brani più memorabili da parte di uno dei più talentuosi chitarristi italiani, PAOLO GIORDANO, e di una magnifica band – SILLY CRIME - ci inducono a guardare allo sforzo solista di Barrett con mantalità aperta e con spirito d'avventura e a farci coinvolgere dai testi, dalle melodie e dalle intuizioni armoniche di questo grande artista uscito così prematuramente di scena.

Biografie dettagliate degli artisti

Paolo Giordano è nato a Pescara nel 1962 e ha iniziato a suonare la chitarra a 14 anni.Influenzato dal Blues e dal Rock Sudista, alla fine degli anni '70, ha formato alcune bandche hanno avuto un ruolo importante  sulla scena musicale cittadina.La scoperta di maestri come John Fahey, Leo Kottke, Ry Cooder insieme a tanti altri, ha indottoPaolo a volgere il proprio interesse anche verso la chitarra acustica e le varie tecniche del fingerstyle. Dopo anni di intenso lavoro, alla fine degli anni '80, ha preso parte ad alcuni importanti Festival proponendo la propria musica e dividendo il palco con chitarristi come Pierre Bensusan, Peter Finger, Alex De Grassi, Michael Hedges. Il suo talento non è passato inosservato e nel '91-'92 ha preso  parte al Tour "Cambio" di Lucio Dalla, aprendo il concerto con un medley di proprie composizioni. Lo stesso Dalla ha definito Paolo "uno dei migliori chitarristi europei". Nel 1992 ha preso parte all'International Guitar Master di Torino, con Pete Seeger ed Egberto Gismonti, Albert King, Leo Kottke, etc. Nello stesso anno ha partecipato al festival delle nuove sonorità "Time Zones" a Bari e alla prima Convention dell'A.D.G.P.A. italiana. Nel 1993 è stato uno degli artisti di punta della Convention francese dell'A.D.G.P.A. (Atkins-Dadi Guitar Player Association) e alla fine del '94 ha pubblicato il suo primo album "Paolo Giordano", Step Musique/New Sounds, che ha ricevuto entusiastiche recensioni da parte dei maggiori critici musicali italiani ed europei. Nel '95-'96 oltre a svolgere un'intensa attività didattica e concertistica, Paolo ha collaboratoal disco di Biagio Antonacci "Il Mucchio", accompagnandolo anche nelle principali trasmissioni televisive. Nel 1997 ha effettuato un Tour in Germania, ottenendo un lusinghierosuccesso e ha lavorato con Davide Riondino nella sua produzione teatrale. Innumerevoli sono state le sue partecipazioni a trasmissioni televisive, tra cui Help! condotto da Red Ronnie su TMC; Good Vibrations condotto da Ezio Guaitamacchi su Tele+3; Unomattina con Lucio Dalla su Rai1 etc. Nel 1999 la fama del "chitarrista acustico funambolico" si sposta anche negli Stati Uniti. Nel 2000 è uscito il suo secondo lavoro discografico "Kid in a toy shop" sempre per la Step Musique e con la presenza di musicisti straordinari come Michael Manring al basso, Jacqueline Perkins alla voce, Alex Acuna alle percussioni.Il disco è l'espressione della raggiunta maturità di Paolo: una sintesi tra virtuosismi, ricerchedi sonorità avanzate e grandi sentimenti nella composizione d'autore. La musica di Paolo, nutrita anche da studi classici, va oltre le sue fonti di ispirazione anche se esse sono rintracciabili nelle linee melodiche e nelle immagini evocate. La sua tecnica straordinaria, che ha suscitato l'ammirazione del gotha della critica musicale internazionale, non è mai fine a se stessa, ma è messa al servizio dei sentimenti e delle emozioni che Paolo vuole comunicare.

Aldo Leandro (batteria).
E’ nato a Pescara nel 1968 e, dopo un approccio da autodidatta, ha studiato batteria privatamente, approfondendone lo studio frequentando i corsi di perfezionamento di Siena Jazz con Ettore Fioravanti e seminari con Peter Erskine e Omar Hakim. Ha suonato e collaborato con musicisti jazz e pop del panorama italiano tra cui Bepi D'Amato, Pierpaolo Pecoriello, Maurizio Rolli, Paolo Di Sabatino, Luca Bulgarelli, con i quali si è esibito in festival internazionali e music club, Lighea, Lalla Francia, Jimmy Fontana, Orietta Berti e Linda, come session man in studio e in tour. Da 20 anni svolge una intensa attività didattica.

Simona Capozucco (voce).
Cantante dall’animo soul, secondo Cameron Brown contrabbassista di Sheila Jordan. Turnista/corista all’interno di svariate formazioni pop e funky, parallelamente collabora con noti musicisti e arrangiatori
dell’ambito jazz come Maurizio Rolli, Diana Torto, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, i compianti Maestri Angelo Canelli ed Alfredo Impullitti, Massimo Manzi, Massimo Moriconi, Max Ionata, Tino Tracanna, Achille Succi, Mauro Manzoni e tanti altri ancora. Docente di canto moderno e jazz presso strutture scolastiche abruzzesi, è la voce ed arrangiatrice dei BE TALL Project – Omaggio alla musica dei Beatles.

Walter Robuffo (bassoelettrico/contrabasso).
Nato nel 1964, turnista in studio e “on stage” dal 1989 suonando in numerosi tour nazionali di artisti pop come Giò Di Tonno, Drupi, Edoardo Vianello, Lena Biolcati, Dario Baldan Bembo. Non mancano collaborazioni anche in ambito jazz all’interno di formazioni “Jazz & Fusion Quartet” o i “Miles dire Miles”. Parallelamente procede intensa attività didattica presso strutture scolastiche abruzzesi.

Angelo Trabucco (piano/tastiere).
Nato nel 1976, ha iniziato lo studio del pianoforte classico all'età di 13 anni frequentando il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara. Parallelamente all'attività di strumentista pop prosegue i suoi studi pianistici volgendosi al jazz, alla musica improvvisata e alla composizione, conseguendo il diploma con il massimo dei voti, sotto la guida di Angelo Canelli, Marco Di Battista, Maurizio Rolli e Stefano Zenni, Alfredo Impullitti e Otmaro Ruiz. Numerose le collaborazioni anche discografiche in ambito jazzistico e pop con: Maurizio Rolli, Diana Torto, Fabrizio Bosso, Massimo Manzi, Gianluigi Trovesi, Bruno Tommaso, Bob Mintzer, Hiram Bullock, Bob Franceschini, Max Ionata, Stefano Cantini, Antonella Ruggiero, Andrea Braido, Peter Erskine, Alfredo Paixao, Israel Varela, Kelly Joyce.

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