giovedì, luglio 28, 2011

Un Paese a Sei Corde 2011 a Casale Corte Cerro


Una serata tutta dedicata alla musica tradizionale Americana sia bianca che nera, e quindi al blues, al country, al bluegrass. Due favolosi interpreti che rappresentano il meglio della produzione italiana in questi generi, e che spesso e volentieri vengono invitati a suonare a Nahville, piuttosto che a Memphis o a New York o in California.
Paolo Bonfanti, uno dei pochi, veri uomini di blues in Italia, accompagnato per l’occasione dal mandolinista Martino Coppo sarà di scena sabato 30 luglio nel Cortile delle Scuole di Casale Corte Cerro. Un sodalizio, umano e artistico, che negli anni ha riservato grandi sorprese e regalato serate indimenticabili. Abilità musicale a parte, un duo di una simpatia rara, dalla battuta pronta e folgorante. Martino Coppo, già ospite della nostra rassegna con il suo gruppo, i Red Wine, è uno dei più apprezzati e talentuosi mandolinisti della scena country italiana. Musicista di lungo corso ha iniziato a suonare una chitarra “virtuale” (una rachetta da tennis) già a 5 anni!
Paolo Bonfanti è uno dei più ricercati chitarristi blues in circolazione, che vanta collaborazioni con musicisti di altissimo livello:
Non poteva mancare un appuntamento di questo genere nel contesto della Rassegna Un Paese a Sei Corde.
In caso di maltempo il concerto si terrà presso la Sala del Centro Il Cerro nella frazione Ramate. L’organizzazione porrà le consuete chitarrine segnaletiche per indicare come raggiungere il luogo dove si terrà il concerto.

CHI
Paolo Bonfanti, genovese, classe 1960, ha iniziato a suonare la chitarra nel 1975 con alle spalle studi di teoria musicale, armonia e pianoforte. Nei primi anni ’80 si è perfezionato con Armando Corsi e Beppe Gambetta. Nell’estate 1986 ha seguito un corso al Berklee College of Music di Boston. È laureato al D.A.M.S. di Bologna con una tesi sul Blues. Dal 1985 al 1990 è stato il front man di uno dei gruppi più importanti della scena rock-blues italiana, Big Fat Mama, con cui ha inciso tre LPs (l’ultimo un doppio dal vivo), ha suonato nei principali clubs della penisola e nelle più importanti manifestazioni musicali. Con alcune leggende del British Blues, come il saxofonista Dick Heckstall-Smith (Colosseum, Alexis Korner, John Mayall), il batterista Mickey Waller (Jeff Beck, Ron Wood, Rod Stewart) ed il bassista Bob Brunning (Savoy Brown) ha formato il gruppo Downtown con il quale si è esibito in Italia ed all’estero. Ha suonato con Fabio Treves e la sua band, con Red Wine (uno dei più importanti gruppi bluegrass europei, con i quali ha collaborato anche in disco ed ha effettuato un tour negli U.S.A. nel 2002), con Beppe Gambetta (tournée europea nell’estate 1992 con Gene Parsons, ex Byrds). A ciò si sono affiancate un’intensa attività didattica, alcuni articoli e trascrizioni per riviste specializzate, la pubblicazione per la Bèrben di Ancona di un metodo per chitarra country-rock scritto a quattro mani con Beppe Gambetta e vari lavori di produzione artistica (Fabio Treves, La Rosa Tatuata). Del marzo 1994 è la partecipazione (unico musicista italiano) alla rassegna “South by Southwest” ad Austin, Texas. Dal 1990 si esibisce con una propria band e come solista e dal 1992 ad oggi ha pubblicato 7 cds (“On My Backdoor, Someday” è il primo) e partecipato come ospite in molti altri (Fabio Treves, Red Wine, YoYo Mundi, La Rosa Tatuata, etc.) Nel tour di presentazione del cd "Gamblers", scritto a quattro mani con il cantautore newyorkese Jono Manson (marzo 2003), ha partecipato ad alcuni concerti anche John Popper, mitico armonicista dei Blues Traveler. Dal 2002 la band ha accompagnato regolarmente il grande Roy Rogers, produttore di John Lee Hooker nei suoi tour italiani. Dal 2003 è membro della super-band Slow Feet, insieme con Reinhold Kohl, fotografo/bassista bolzanino, ed alcuni grandi del rock italiano come Franz Di Cioccio, Lucio Fabbri (PFM) e Vittorio De Scalzi (New Trolls); il primo cd “Elephant Memory” è del 2007. Nel 2009 pubblica “Canzoni di schiena”, album in italiano e genovese che fa seguito a “Io non sono io” del 2004.

Martino Coppo, nato nel 1958, ha iniziato a suonare la chitarra virtualmente a 5 anni circa, imbracciando una racchetta da tennis e più seriamente (anche se da autodidatta) all’età di 13 anni, ispirato dal sound acustico di artisti come Crosby Stills Nash & Young, Bob Dylan e Joni Mitchell. Verso la fine degli anni ’70 con alcuni amici ha formato la band Green Cellar Society dove, oltre alla chitarra, inizia a suonare anche il mandolino, folgorato dall’ascolto di Sam Bush e New Grass Revival, Nitty Gritty Dirt Band, David Grisman e Tony Rice. Nel 1981 entra nella Red Wine, intraprendendo un viaggio musicale a ritroso alla scoperta del bluegrass più tradizionale che lo porterà a suonare intensivamente in tutta Italia, Europa e, a partire dalla metà degli anni ’90, anche negli Stati Uniti. Durante gli anni ’80 ed i primi anni ’90 ha fatto parte anche del gruppo country rock Arizona e della bluegrass band Freewheelin’ (con cui ha compiuto il suo primo tour in USA nel 1986). Diverse le collaborazioni live o in studio con artisti italiani e stranieri come Beppe Gambetta (con cui si esibisce stabilmente tuttora), Carlo Aonzo, Kathy Chiavola, Gene Parsons, Tony Trischka, Barbara Lamb, Peter Rowan, Barry & Holly Tashian, Patty Larkin, Paolo Bonfanti, Vittorio De Scalzi e New Trolls, Roberto Dalla Vecchia, Hocus Pocus e La Rosa Tatuata. Ha condotto anche diversi workshop e seminari di mandolino in Europa e in USA, al fianco di musicisti quali Chris Thile, Alan Bibey, Christian Seguret, Paul Van Vlodrop, Helmut Mitteregger ed ha partecipato come assistente a due edizioni del Beppe Gambetta Summer Guitar Camp in Slovenia. Passioni oltre il mandolino? I gatti e girovagare sulla moto.

DOVE
L’origine di Casale Corte Cerro risale a tempi antichissimi, che in assenza di fonti scritte, è testimoniata dai ritrovamenti di numerosi reperti. Certo è che poco dopo l’800 d.c., nella piana tra il monte Cerano ed il fiume Toce, sorgesse un castello costruito probabilmente da Signori fedeli a Carlo Magno: la Corte di Cerro, il cui nome si deve forse ai boschi di cerri, piante simili alle quercie. Distrutto dai Ghibellini novaresi, il borgo venne ricostruito sulla costa del monte. Oggi è centro industriale.

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